Edizioni: Longanesi
2012
pagine 200
La legge è uguale per tutti?
Nel 1992 le indagini di Mani pulite portarono alla luce Tangentopoli: un sistema di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. Furono coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio. I reati scoperti dalle inchieste condotte da un pool della procura della Repubblica di Milano suscitarono una grande indignazione nell’opinione pubblica e di fatto rivoluzionarono la scena politica italiana. Partiti storici come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il Psdi, il Pli sparirono o furono fortemente ridimensionati.
A distanza di vent’anni, attraverso un dialogo serrato con Franco Marzoli, Gherardo Colombo, che di quel pool faceva parte, svela i retroscena delle indagini di Mani pulite sottolineandone effetti, limiti e aspettative mancate. Racconta le inchieste sulla P2 e sui «fondi neri» dell’Iri, prime avvisaglie di quell’intreccio tra poteri che Mani pulite avrebbe portato allo scoperto senza riuscire però a mettervi fine. Ripercorre le moltissime accuse mosse all’indagine dai politici coinvolti, le polemiche sull’abuso della custodia cautelare, le misure attuate dalla classe politica in propria difesa.
Sullo sfondo, l’incapacità italiana di far rispettare l’articolo 3 della Costituzione, che vuole tutti i cittadini uguali di fronte alla legge. Per alcuni, ancora oggi, «farla franca» è terribilmente facile.
I GIUDIZI
“Un libro che va letto con grande attenzione perché è impensabile un risveglio della coscienza nazionale se non si è capaci o non si ha interesse o voglia di scoprire dove affondano le radici dell’assopimento della nostra coscienza civile, e le ragioni per cui in troppe circostanze questa coscienza non abbia mai visto la luce.”
alla Prefazione di Umberto Galimberti
UN BRANO
“Mi pare evidente che l’imperativo di far funzionare la giustizia nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione (l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge), che in Mani pulite, così come in qualsiasi altra indagine, abbiamo cercato di attuare, non si sia realizzato. Tra prescrizioni e leggi cambiate, alla fine il risultato processuale è stato molto limitato, e si è riaffermato il senso d’impunità che esisteva prima dell’inizio delle indagini e che già avevo sperimentato nella mia precedente esperienza. Tanto che fenomeni corruttivi hanno continuato a manifestarsi anche successivamente, sembra con una certa intensità. Temo quindi, per usare un’estrema sintesi, che Mani pulite, giudiziariamente, sia servita a poco o a «nulla », e che anche culturalmente sia servita a ben poco.”