Italia, 2013
90 min.
Nato a Palermo, Arturo è stato concepito il giorno in cui Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e altri due uomini della famiglia Badalamenti, uccisero Michele Cavataio vestiti da militari della Guardia di Finanza. Da quel momento e da che si ricordi la sua vita, spesa a Palermo, è stata allacciata alla Mafia e segnata dai suoi efferati delitti. Arturo cresce in una famiglia passiva, in una città ‘muta’ e tra cittadini incuranti dei crimini che abbattono i suoi eroi in guerra contro la Mafia. Gli anni passano, la Mafia cresce in arroganza e crudeltà e i paladini della giustizia vengono falciati, sparati, esplosi. Soltanto Arturo rimane uguale a se stesso, ossequiante e ‘svenduto’ in una televisione locale e nella campagna elettorale di Salvo Lima. Ma la morte di Giovanni Falcone e quella di Paolo Borsellino lo risveglieranno da un sonno atavico e dentro una città finalmente cosciente.
“Si possono raccontare vent’anni di mafia con il sorriso sulle labbra? E si può, con toni da commedia, rendere omaggio ai grandi eroi dell’antimafia che hanno pagato, con la vita, il coraggio di essere, fino in fondo, servitori dello Stato? Detto così, sembrerebbe un sacrilegio bello e buono. Invece, La mafia uccide solo d’estate è una delle operazioni più riuscite e intelligenti fatta dal cinema italiano, in questi ultimi anni. E il merito va tutto a Pif, nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, volto noto televisivo che ai successi ottenuti sul piccolo schermo (dalle Iene a Il testimone) può aggiungere, ora, anche questo rimarchevole debutto nella regia cinematografica.”
(di Maurizio Acerbi, Il Giornale)