Usa, 2009
134 min.
“Ancora Clint Eastwood e ancora un suo film in cui il cinema ha modo di imporsi al suo meglio, toccando le corde più vivide: dall’azione, all’emozione fino all’impegno storico-politico. L’occasione, questa volta, è una data di fondamentale importanza per il Sud Africa dopo l’apartheid: la partita di rugby che vide nel 1995 la squadra sudafricana vincere i Mondiali, contro ogni aspettativa. Il merito, oltre che dei giocatori e del loro capitano, François Pienaar, fu soprattutto dell’idea geniale avuta da Nelson Mandela, appena eletto presidente della repubblica dopo ventisette anni di prigionia, non solo di dar fiducia a quella squadra che, composta tutta da bianchi, era stata fino a quel momento, anche in campo internazionale il simbolo odiato dell’apartheid, ma di sostenerla fino alla vittoria finale invitando con forza i suoi neri al perdono in vista dell’unità nazionale. […]”
(Gian Luigi Rondi, articolo completo su Il Tempo 26 febbraio 2010)
“Un campionato mondiale di rugby diventa simbolo d’orgoglio nazionale, del possibile superamento dell’apartheid in Sudafrica, della conciliazione tra l’esigua minoranza dei bianchi afrikaner e l’immensa maggioranza dei neri indigeni. Il rugby è filmato così bene da rendere credibile questa possibilità: le sequenze sportive sono entusiasmanti, scattanti, epiche, piene di forza, concitazione e passione, davvero degne di Clint Eastwood e del suo direttore della fotografia Tom Stern. Il modo in cui il regista arriva a trasformare la violenza del gioco in slancio patriottico non s’era mai vista: neppure in Fuga per la vittoria di John Huston, dove pure una partita di calcio fra tedeschi e prigionieri di guerra Alleati (con una rovesciata prodigiosa di Pelé) assumeva un valore simbolico analogo. […]”
(Lietta Tornabuoni, articolo completo (2164 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 26 febbraio 2010)